Gaia Scienza & Cabala Fonetica (prima lettura)


Questo testo è stato pubblicato per la prima volta in rete sul sito di Zenit il 9 novembre 1999 con lo pseudonimo Enrico Maria Segni ed è ancora disponibile sul mirror.

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... i vecchi maestri, nello scrivere i loro trattati utilizzarono soprattutto la Cabala ermetica, che chiamavano anche lingua degli uccelli, degli dèi, gaia scienza, gaio sapere...

Cabala è una deformazione di karban (karban), che biascica, o parla una lingua barbara. ... L’idioma da cui gli autori hanno preso i loro termini è il greco arcaico, lingua madre secondo la maggioranza dei discepoli di Hermete.
... Dato che tutti i vocaboli scelti nella nostra lingua (il francese) per definire certi segreti hanno degli equivalenti ortografici o fonetici greci, basta conoscere bene questi per scoprire subito il significato esatto, ristabilito, di quelli. L’utilizzo di parole greche dissimulate sotto termini francesi che vi corrispondono, di struttura simile ma di significato più o meno corrotto, permette all’investigatore di penetrare facilmente il pensiero intimo dei maestri e gli dà la chiave del santuario ermetico. È il mezzo che abbiamo utilizzato, seguendo l’esempio degli antichi e al quale faremo spesso ricorso nell’analisi delle opere simboliche che ci sono state trasmesse in eredità dai nostri predecessori. 
DP I, 109; trad.it. I, 93 (N.B. Il richiamo è: DP 1, Les Demeures Philosophales, Tome I. Il numero di pagina fa riferimento all’edizione del 1965.  Le citazioni derivano tutte da traduzioni fatte «ex novo» sui testi originali).

Ricreazione

La cabala fonetica è uno dei primi argomenti che Fulcanelli ha ritenuto di dover affrontare all’inizio del suo testo. Evidentemente il motivo è chiarito dalle sue stesse affermazioni, che sottolineano come sia importante nello studio dell’Arte Ermetica risalire al testo originale, o a una traduzione fatta da un Maestro dell’Arte, pena la perdita totale di significato. Bisogna comunque aggiungere alle istruzioni dell’Adepto i possibili giochi omofonici in lingua francese e il fatto indiscutibile che non sono i testi francesi gli unici a prestarsi a questo metodo ermeneutico, ma anche quelli in altre lingue, tra cui, in particolare e ovviamente, quelli latini. Grasset d’Orcet, l’erudito tanto stimato dall’Adepto, ha norme un po’ diverse, a modo suo più ampie. Dai suoi studi ricaviamo una serie di esempi di letture cabalistiche che seguono regole più complesse di quelle enunciate da Fulcanelli e che in teoria ammettono qualunque lingua antica. La lingua francese, sostiene d’Orcet, tuttavia resta la più importante perché era la lingua della massoneria (operativa) che se ne serviva per comunicare gli emblemi dell’araldica, cioè era (ma è ancora) la lingua del blasone. Insegnava:

La parola blasone viene dal greco: i tagliapietre hanno per patrono san Biagio, saint Blaise, il cui nome viene dal greco dove significa "parlare bleso". Questa è la lingua del blasone, e se non la si trova armoniosa, va ricordato che era fatta per gli occhi e non per le orecchie. Si legge indifferentemente da sinistra a destra, sempre dal basso verso l’alto quando il soggetto è complicato. A piacere nei blasoni semplici. Il senso è indicato dalla disposizione delle figure.

Per il resto si può consultare qualsiasi dizionario del blasone, notando ancora che la destra e la sinistra, o senestre, si pronunciano sempre OR e TOR. Quanto alle vocali, non se ne tiene mai conto. Nella lingua del blasone, il Vulgaire, il volgare, designa sempre il francese.
... Non ci si deve stupire se la lingua francese è stata l’idioma adottato da tutte le tribù dei massoni d’Europa, molto prima della data in cui ha fatto il suo ingresso ufficiale nel mondo col famoso giuramento di Lotario e di Carlo il Calvo, perché tutto ciò che si è potuto raccogliere dell’antico gallico prova che era un dialetto abbastanza prossimo al latino. Infatti all’assedio di Gergovia Cesare non osò scrivere una lettera in latino perché poteva cadere in mano ai Galli e tutti comprendevano la lingua di Cesare.

Quasi certamente Grasset D’Orcet aveva appreso i segreti della cabala da un maestro del Compagnonnage, anche se non dobbiamo dimenticare il fatto che lo zio era Gran Tegolatore del Grande Oriente di Francia, e che in quell’epoca un po’ più fortunata la massoneria delle logge moderne non aveva ancora perso tutte le sue conoscenze iniziatiche. Il Tegolatore doveva conoscere il linguaggio segreto per riconoscere i veri «fratelli» da quelli che si spacciavano per tali. Su questo tema d’Orcet aveva una serie di informazioni molto curiose, ne riporteremo alcune arricchite da splendidi esempi di gioco verbale.

I massoni si davano il nome di pair peintre angles. La parola angler in francese antico significava sia nascondere che fare du galon, cioè dei galloni, degli ornamenti. Il loro segno di riconoscimento era la lettera L. Il dialogo per riconoscersi era: 
D. Lanterne si el? (In francese moderno lanterne-t-il?, cioè egli lanterna?)

R. Bouteille (bottiglia) 
Che però andava diversamente inteso, tenuto conto che parlando velocemente la pronuncia francese è molto simile: 
D. Loin terre n’est ciel? (Il cielo non è forse lontano dalla terra?)

R. Boute oeil (Butta l’occhio, vai a vedere)

Sempre secondo Grasset d’Orcet la tradizione massonica è riconducibile al Mitraismo, cioè a quello che egli definisce "la setta essenzialmente militare di Mitra":

I dogmi di questa erano molto vicini a quelli della Chiesa occidentale, che aveva adottato la sua gerarchia e i suoi paramenti sacerdotali: così si spiega l’accordo intervenuto tra il suo capo Costantino e il papa. Invece a Bisanzio stava la setta di Serapide, che aveva sostenuto un ruolo analogo nella Chiesa Orientale. Sarà nel convento del Sinai che l’islamismo verrà elaborato dai monaci della setta di Serapide o del fuoco, patrono dei "cucinieri".

L’ordine di Mitra doveva sostenere un ruolo capitale nella difesa dell’Occidente contro gli Arabi e nella sottomissione dei Sassoni, loro alleati. Perciò fu riorganizzato da Carlo Magno sotto il nome di Getrus o "fedeli", che si trasformò più tardi in ordine del Tempio di Gerusalemme, cioè di Salomone.
Il grande dio della massoneria greca, così come di quella moderna, in effetti era Nephes, la Nebbia o lo Sconosciuto, principio universale, la nube che abbraccia Ixion e che i greci chiamavano la Confusa, l’ingarbugliata, Gryphe, con una testa di bue come geroglifico.
Questa professione di fede che i massoni dicevano di possedere dai druidi era adottata senza distinzione sia da quelli che sostenevano la Chiesa di Roma che dagli altri. Diceva: "Il druido non rende culto che al vero solo amore, chiave che apre le porte del cielo... Il massone ha per principio universale la 'nebbia' (il termine, che può apparire inconsueto e addirittura inaudito, è eco sapiente e fedele della "nube divina", la nephéle che anche Dionigi Aeropagita tratteggia in Teologia mistica, I 1, 997b-1000a, n.d.r.) da cui esce il principe del vero, solo regnante".

Questa era la base della dottrina che essi pretendevano di possedere dai druidi, per cui si chiamavano beaux coeurs, bei cuori, e avevano preso come monogramma un coeur bleu, una corbeille, un corbeau, cioè un cuore azzurro, un canestro, un corvo, e specialmente un obelisco quadrato: carré obelisque, da cui il loro titolo di écribouilles, che Fulcanelli cita ancora.

Quanto al corvo, corbeau, che suona anche come "bel corpo", ci sono noti due suoi nomi gallici, Brun o Bran e Lug o Luc, due parole che voglio dire sia "bruno" che "color legno". Ritroveremo tutto ciò in alcuni giochi cabalistici dell’Adepto. Per concludere questa piccola scorsa in un mondo ormai dimenticato, vediamo alcuni piccoli esempi di cabala:

MES DEUX CHIENS = MÉDECINE
miei due cani = medicina

DAIM ANDOUILLÉ = DAME EN DEUIL
daino con le corna ramificate = dama in lutto

SOLEIL RAYONNANT = UN SOL EN CHEF: INSOLENCE
sole raggiante = un sole in cima: insolenza

CARRÉ TOUR = CRÉATEUR
torre quadrata = creatore

Ricordiamo che queste sono immagini che dovevano essere disegnate o scolpite e infine risolte come veri e propri rebus enigmistici. Nelle nostre divagazioni sulle letture, che cercheremo comunque di tradurre tenendo conto di queste esigenze, avremo spesso occasione di praticare il gaio gioco ermetico che divertiva tanto gli antichi Maestri.

Enrico Maria Segni (Paolo Lucarelli)