La Massoneria italiana

La storia della Massoneria in Italia è piuttosto complessa, legata com’è inevitabilmente alle vicende della Penisola. Cercherò comunque di darne un brevissimo sommario.

Anche se ovviamente non si può parlare di una Gran Loggia nazionale se non dopo l’unità d’Italia, abbiamo notizie di logge massoniche nelle varie regioni sin dai primi anni ’30 del XVIII secolo: nel 1730 a Napoli, nel 1731 a Firenze, nel 1735 a Roma, e in seguito un po’ dovunque. Erano state per lo più fondate da stranieri, diplomatici o militari, e quindi a seconda dell’origine praticavano riti diversi.

Un primo tentativo di costituzione di una Gran Loggia fu fatto a Napoli nel 1750, ed ebbe come Gran Maestro il famoso e misterioso Raimondo di Sangro, principe di Sansevero, ma già nel 1751 un editto del Re contro la fratellanza portò in breve allo scioglimento della struttura.

Nel 1805, fondato a Milano un Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico e Accettato, questo creò una Gran Loggia detta, con terminologia francese, “Grande Oriente d’Italia”, che copriva più o meno i territori settentrionali. Con la caduta di Napoleone e il ritorno dei vecchi regimi anche questa Obbedienza si sciolse e la Massoneria delle logge in buona parte scomparve, sostituita dalla Carboneria che meglio si adattava a sostenere i vari movimenti risorgimentali.

Alle soglie del regno unitario, a Torino nel 1859, intorno alla neonata loggia “Ausonia” si formò il nucleo di quella che diventò la prima autentica Gran Loggia nazionale, chiamata ancora “Grande Oriente d’Italia”, probabilmente per i legami con la massoneria francese e per un ricongiungimento spirituale con gli eventi del 1805.

Questa conglobò a poco a poco quasi tutte le logge disperse nel paese e per un cinquantennio proseguì una vita relativamente tranquilla, peraltro bene inserita nella vita pubblica italiana.

Nel 1908 una disputa ufficialmente di origine politica, in realtà molto più profonda, portò a una scissione da cui nacque quella che fu chiamata Gran Loggia “di piazza del Gesù” dalla sua sede (mentre l’altra fu detta “di palazzo Giustiniani”). Le due Obbedienze convissero separate e nemiche per breve tempo: l’avvento del fascismo cancellò in pratica la vita massonica dal paese.

La rifondazione della Massoneria italiana iniziò subito dopo la fine della guerra, ad opera di fratelli che facevano risalire la loro iniziazione e i loro gradi a prima del fascismo. Iniziarono subito forti contrasti con accuse reciproche di irregolarità e simili e con la nascita di numerose strutture separate e indipendenti per l’attività frenetica di personaggi a volte inquietanti, che vedevano nella Massoneria la possibilità di crearsi piccoli gruppi di potere economico o politico. Dalle rovine risorsero anche le due vecchie Obbedienze in cui si concentrò la maggior parte dei massoni.

Nel tempo parte dei piccoli organismi fu assorbita dalle due Grandi Logge principali, ma contestualmente queste subirono nuove scissioni. Ne ricordo solo una, quella per cui nel 1991 un nucleo del Grande Oriente d’Italia “di palazzo Giustiniani” guidato dal suo Gran Maestro in carica, Giuliano di Bernardo, costituì la Gran Loggia Regolare d’Italia.

Al momento restano le Obbedienze più importanti, numericamente parlando, e cioè il Grande Oriente d’Italia “di palazzo Giustiniani”, la Gran Loggia “di piazza del Gesù” e la Gran Loggia Regolare d’Italia, e un certo numero di piccoli corpi massonici che secondo un recente censimento sembra siano qualche decina.

Paolo Lucarelli